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In catene

In catene

 

Scappa dal guinzaglio,

lo detesto, il pensiero

e non si ferma alla frontiera

dell’innocuo più o meno.

Mi sveglia di notte

per assordarmi di voci remote.

Subito sfilano il cuscino

gli dei che ho negato.

C’è un gran chiasso

nelle stanze che ho smarrito

e il mio passato fa festa,

per farmi un dispetto.

Se non ho saputo arrampicarmi

senza una cintura,

quella strada mi esplode alla mente

e non altre.

Se c’è una mano che ho mancato,

proprio quella mi stringe il petto

e sento che morirò

del suo tocco ineffabile.

Le labbra che non sono riuscita

a lambire

mormorano nel buio

una nenia lugubre.

Un essere raccapricciante

mi fissa spudorato:

è l’istinto che una volta

ebbe vergogna di schiudersi

alla facciata compassionevole

del rifiuto altrui.

Mi schizza davanti inferocita

la stretta soffice di un bambino

Impietosa mi allago

di forse, di mai, del poco

che avverto nelle vene

e balbetta il mio grido

soffocato dall’attesa

di uno sguardo vigile

davanti al quale

ritornare qualcosa.

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