P. Giordano, La solitudine dei numeri primi

Alcune frasi che mi sono piaciute di questo libro:

Il bacio che desiderava veramente non l’aveva ancora trovato sulla bocca di nessuno.

 

Parlavano poco, ma trascorrevano il tempo insieme, ognuno concentrato sulla propria voragine, con l’altro che lo teneva stretto e in salvo, senza bisogno di tante parole.

 

Gli anni del liceo erano stati una ferita aperta, che a Mattia e Alice era sembrata così profonda da non potersi mai rimarginare. C’erano passati attraverso in apnea, lui rifiutando il mondo e lei sentendosi rifiutata dal mondo, e si erano accorti che non faceva poi una gran differenza. Si erano costruiti un’amicizia difettosa e asimmetrica, fatta di lunghe assenze e di molto silenzio, uno spazio vuoto e pulito in cui entrambi potevano tornare a respirare, quando le pareti della scuola si facevano troppo vicine per ignorare il senso di soffocamento.

Poi, con il tempo, la ferita dell’adolescenza di era rimarginata.

 

Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.

 

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